Morte Andrea Purgatori: chiesto il processo per quattro medici, sono accusati di omicidio colposo

La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro medici accusati della morte di Andrea Purgatori, il giornalista deceduto il 19 luglio 2023. L'accusa, nei loro confronti, è di omicidio colposo. A processo rischiano di finire il radiologo Gianfranco Gualdi, il suo assistente Claudio Di Biasi, la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo, e il cardiologo Guido Laudani. Secondo l'accusa, Purgatori sarebbe deceduto a causa di errori medici molto gravi, tra cui una diagnosi e una terapia sbagliate. L'udienza preliminare si terrà il 19 settembre. Fanpage.it ha contattato l'avvocato della famiglia Purgatori Michele Gentiloni Silveri: "Ringraziamo la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma per la richiesta di rinvio a giudizio, per l'attenzione posta nei confronti di questo caso".
Le indagini: morto per un'endocardite infettiva
Secondo quanto ipotizzato dall'accusa, Andrea Purgatori non sarebbe morto se curato immediatamente per l'infezione cardiaca sopraggiunta. Il giornalista era in cura per un tumore ai polmoni, ed era stato sottoposto a radioterapia per delle presunte metastasi al cervello: dall'autopsia è però emerso che quelle metastasi non c'erano. E che invece Purgatori era affetto da una endocardite infettiva, che se curata in modo adeguato, ipotizzano sempre gli investigatori, avrebbe consentito al giornalista di vivere ancora a lungo. Per questo la procura parla di ‘imperizia, negligenza e imprudenza' nelle cure cui i medici lo avevano sottoposto. Secondo i periti, sarebbe bastato un antibiotico per far guarire Purgatori dall'endocardite, il cui tasso di sopravvivenza a un anno è stimato all'80%.
La perizia: poteva sopravvivere se curato
I medici da cui il giornalista erano in cura, invece, lo stavano curando per delle metastasi al cervello. Era stato sottoposto a radioterapia, che lo aveva debilitato, ma continuava a non riprendersi. Le sue condizioni si sono aggravate fino a che il 19 luglio 2023 non è sopraggiunta la morte. Ed è stata proprio l'autopsia a confermare che non c'era nessuna metastasi al cervello: il tumore ai polmoni era sì in una fase avanzata, ma Purgatori di fatto è morto a causa di un'endocardite infettiva, che se presa in tempo avrebbe potuto alleviare le sue sofferenze e allungato la sua vita. I medici che lo hanno curato, invece, continuano a sostenere l'esistenza di quelle metastasi e la bontà del loro operato. Il 19 settembre, la decisione del giudice per l'udienza preliminare.